Link building

Un link non deve sembrare naturale, deve esserlo, e la link building è quanto di più naturale ci sia nella SEO. Perlomeno è nata come qualcosa di naturale e poi è stata snaturata nel tempo.

I link naturali ieri…..

Posso affermarlo con certezza perché anni fa ho aperto un blog con Altervista. Premetto che di SEO non sapevo nulla, tanto meno di link building. Su questo blog iniziai a pubblicare articoli di attualità che spaziavano dalla politica ai film preferiti. Un giorno, per via di una esperienza personale, decisi di pubblicare un articolo sulla spedizione dei pacchi dall’Italia verso l’estero. L’articolo contava ben 25 link esterni e per anni aveva un traffico elevato.

I link erano indirizzati verso varie compagnie di spedizionieri online (a volte verso la home, altre verso tabelle di prezzi o regolamenti). Insomma, tutto quello che non potevo inserire nel mio lunghissimo articolo, lo rimandavo come approfondimento su siti esterni. Ai tempi d’oro dei blog con Altervista e Blogger non era raro trovare articoli con diversi link in uscita, e sono quelli che oggi vengono chiamati link naturali perché e si vede lontano un miglio che lo sono.

…..e la link building oggi

Non si capisce perché oggi, a proposito di link building, tutti conoscono il mantra – i link devono apparire naturali – ma in tanti all’atto pratico pretendono che il link verso il proprio sito sia l’unico presente nel guestpost. In rari casi c’è chi concede la presenza di un solo “link di distrazione” verso fonti autorevoli.

Vabbè il perché lo conosco bene, per la link juice, entità mitologica di cui si parla fin dall’alba dei tempi, di cui non deve essere sprecata nemmeno una goccia, ma allora il discorso sulla naturalezza dove va a finire? Capisco che nessuno vorrebbe che il suo link fosse uno di tanti link presenti in un articolo, però ovviamente non parlo di mettere 25 link in un articolo ma nemmeno di ridursi ad uno, sempre e solo a uno. Più che alla link juice ci si dovrebbe concentrare sulla scrittura di articoli ed in particolare ai concetti di rilevanza e correlazione fra anchor text, articoli e siti (linkato e linkante).

Pensateci un attimo, la stragrande maggioranza dei guestpost presenti sul web contiene un solo link in uscita. Penso che risulti evidente a chiunque dovesse imbattersi in questi articoli che di naturale ci sia poco e la presenza di un solo link esterno può vanificare anche il lavoro di chi si sforza di scrivere anchor text e articoli coerenti e nel giusto contesto.

Oggi i blogger “amatoriali” che sono riusciti a resistere alle varie ondate di siti di affiliazione o a siti fatti solo a scopo remunerativo, sono fra i pochi che sanno ancora fare link building, magari in modo inconsapevole ma sanno farla. Anchor text naturali, inserite al posto giusto, coerenti al tema tratatto.

Link di distrazione

Qualcuno li chiama link di distrazione, definizione interessante che però nasconde un intento furbetto, quello cioè di mischiare la carte in tavola e non far comprendere qual è il link non naturale. Per me è “solo” un altro link utile, un altro link in uscita che aiuta a completare l’articolo che altrimenti diventerebbe un libro per quanto sarebbe lungo.

Ma come inserire uno o più link di distrazione e verso quale sito?

Fino a poco tempo fa si usava mettere un link a Wikipedia, cosa che alla fine si è così tanto inflazionata che è passata di moda. Se in un articolo si trovavano due link esterni e uno di questi era verso Wikipedia, si capiva subito che si tratava di un guestpost. Non è che ci sia qualcosa di male in questo o che implichi chissà quale azione negativa su un sito, solo che, complici pure articoli scritti tanto per inserire il link, il risultato finale non era granchè. Insomma capiterà anche a voi di finire su articoli che non sanno di nulla…..

Siti autorevoli

Wikipedia a parte però, si legge spesso “un link verso il vostro sito e un link verso siti autorevoli“. Sostituire Wikipedia con un più ampio ventaglio di siti è sicuramente un miglioramento ma il risultato finale non è che mi entusiasmi più di tanto. Se in un articolo ci sono due link, uno verso Repubblica e l’altro verso il tuo sito semi sconosciuto non ci vuole molto a capire che Repubblica è stato messo lì apposta. E poi non è tanto il valore del sito da linkare ma il valore che riporta l’informazione presente sul sito linkato.

Faccio alcuni esempi: perché in un articolo a tema edilizia o lavoro non ci mettiamo qualche link verso leggi e normative? E perché in un articolo a tema abbigliamento non ci mettiamo anche qualche link verso sfilate di moda? E perché in un articolo a tema salute non ci mettiamo link verso test scientifici sull’efficacia di un prodotto?

Quasi sempre anche in questo caso linkeremo siti ritenuti autorevoli nel loro campo, ma si capisce che non è questa la discriminante. Magari possiamo trovare decidere di linkare una notizia presente solo su un semi sconosciuto sito di un giornale locale, l’importante è il valore che quel collegamento aggiungerà in termini di completezza al nostro articolo.

Inserendo altri link esterni oltre al solo ed unico che si trova nella maggiorparte dei guestpost, magari avremo condiviso qualche goccia di link juice con altri siti ma saremo più vicini al concetto forse effimero di naturalezza dei link. Sopratutto però, daremo a Google un ulteriore segnale sul nostro sito a cui non farà male, a livello di associazioni e correlazioni, trovarsi nello stesso articolo con altri siti. Invece a volte ci si deve scontrare pure per inserire i link interni…..anche se devo dire che ultimamente questo aspetto è in netto miglioramento.

Il link builder inesperto

Io stesso ovviamente non pretendo di avere la verità in tasca sulla link building, nonostante me ne occupi da anni. Basti pensare che solo nell’ultimo mese ho visto due risultati sorprendenti che non mi aspettavo. Uno riguarda la reazione immediata, dopo poche ore, ad un link passato dal puntare una categoria a puntare alla home di un sito. L’altra sorpresa a dire il vero non è una novità perché si tratta di qualcosa che ho osservata più volte: l’aumento considerevole di traffico di un sito su cui non pubblicavo da aprile (alla faccia dei siti “sempre aggiornati”). Però dopotutto sono proprio tanti professionisti a dire che la SEO è gratuita e duratura, quindi alla fine, il fatto di avere domani i frutti di quello che abbiamo seminato in passato mi sembra una conferma della durevolezza dei risultati.

Ovviamente tante cose avvengono anche se non facciamo nulla, magari perché c’è stato un aggiornamento dell’algoritmo di Google, altre cose avvengono a distanza di così tanto tempo che non siamo in grado di essere certi sulle cause. Perciò di “scientificamente testato” c’è ben poco, eppure l’esperienza è fondamentale per comprendere dinamiche o perlomeno accertare dei fenomeni. Se il proprietario di un sito si accorge che quel sito spinge, ci sarà poco da obiettare sul fatto che abbia più o meno traffico o che sia a tema o generalista. Se spinge, spinge.

Per questo resto stupito quando mi trovo davanti persone che pur non avendo nessuna esperienza di link building, magari perché fresche di qualche libro appena letto o per aver seguito qualche corso SEO, non hanno dubbi su nulla. Di solito si riconoscono subito perché le loro richieste sono:

  • link da siti con ZA>40
  • link da siti veri/reali
  • link da siti NON contenitori di guestpost
  • link da siti NON recuperati/dropped

Oh, sia chiaro, se ci sono effettive esigenze per farvi richiedere questi determinati requisiti non ve la prendete! Anzi, non ve la prendete nemmeno se non ne avete. 🙂 Ma per esperienza posso dire che  si tratta di persone che conoscono la link building a livello teorico, come testimoniato in questo articolo sui miti da sfatare sulla link building e che scrivono gli annunci di ricerca link facendo copia/incolla da altri annunci. Perlomeno queste persone avendo studiato, solitamente sono informati sui link brand e accettano abbastanza di buon grado di non farsi linkare con un’anchor text manipolativa. Spesso sono loro stessi a cercarla.

Oppure possono rivolgersi ad un’agenzia SEO o ad un freelance e allora queste richieste verranno da professionisti che cercano di accontentare quello che vuole il cliente.

Il cliente dell’agenzia SEO

Poi ci sono quelli che delegano l’agenzia SEO di occuparsi di link building se offre anche questo servizio. Le richieste, qualunque esse siano, non lasciano quasi mai spazio alla contrattazione, nè con l’agenzia SEO (che sostanzialmente non contratta perché tende ad accontentare il cliente in ogni sua richiesta) nè con il proprietario del sito disposto ad ospitare il guestpost. Così ci si trova in difficoltà pure ad inserire qualche link interno mentre è praticamente impossibile che accettino link in uscita verso altri siti, altro che link di distrazione. Questo alimenta quel fenomeno di cui parlavo sopra di migliaia di siti che se hanno link in uscita, è solo uno.

Qualunque proposta di modifica da parte di chi deve pubblicare il guestpost (per esempio all’articolo, che spesso è fornito proprio dal cliente, con tutti i problemi di cui scriverò in seguito) dovrà passare nuovamente al vaglio del cliente, tramite l’agenzia, che ha potere decisionale su tutto. Comprendo che sia giusto il confronto e la collaborazione ma ritengo eccessive le pretese di persone che chiaramente ne sanno meno o che peggio non hanno dubbi.

Tranne che nei rari casi di persone di comprovata esperienza, le richieste di link da siti ZA>40, reali, non contenitori di guestpost e non recuperati denotano chiaramente una conoscenza superficiale della link building. In molti casi a farle sono proprio esperti link builder, titolari di agenzie SEO o freelance che semplicemente accontentano i clienti. Hanno tanta di quell’esperienza che sanno quanto i rischi siano limitati perciò sono, per così dire, “meno pesanti” di qualcun altro. In questo caso entrano in gioco altri fattori legati alla personalità e alle ambizioni personali, legittimamente diverse di ogni individuo. E’ chiaro che accontentare sempre il cliente porta più vantaggi.

La scelta del sito: siamo tutti link builder

Ricordo che quando venni a conoscenza della prossima uscita di SeoZoom, un paio di anni fa, ne fui molto entusiasta e lo sono ancora, oltre che esserne un abbonato. Un tool tutto in italiano che migliora continuamente è stato senza dubbio un’arma in più per tutte quelle persone che non masticano l’inglese. Ok, lo so, l’inglese lo sanno tutti, o quasi, ma non è la stessa cosa lavorare con la tua lingua madre. Inoltre il tool è davvero intuitivo e molto semplice da utilizzare. Dimostrazione di quanto ho scritto è il numero crescente di persone che si sono avvicinate alla SEO e che ora possono seguire anche da soli il proprio progetto personale.

Il tool da solo però, non basta, perlomeno andrebbero seguiti i webinar organizzati dal team di SeoZoom, sopratutto se si è arrivati a conoscere questo software senza avere alle spalle una formazione o esperienza di un certo tipo.

Per esempio più di una volta mi è capitato di leggere nel gruppo di supporto richieste del tipo – perché il traffico di SeoZoom non corrisponde a quello di Google Analytics? -. In realtà quello che vede SeoZoom non è il traffico, ma il volume basato sulla posizione di ciascuna key nelle SERP di Google. Insomma si tratta di una stima di traffico basato oltretutto su un assunto che dice che il primo risultato prende il 50% del traffico, il secondo il 30% e cosi via. Con tutto il rispetto ovviamente, perché nessuno nasce imparato, è evidente che con questo livello di conoscenza non si è in grado di decidere qualcosa su un’attività complessa che richiede anni di esperienza come la link building.

Però arriva il momento in cui decidono che per il loro sito è arrivata l’ora di iniziare con la link building. Perciò iniziano a contattare i proprietari di siti chiedendo loro se offrono questo servizio. In caso positivo inseriscono l’url del dominio in SeoZoom e ottengono come risultato il valore della ZA. Se questo valore non raggiunge il numero desiderato (solitamente ZA>40 ma c’è anche chi si accontenta che la ZA sia perlomeno pari a quella del proprio sito) allora scartano il sito. “Se bastasse seguire la ZA saremmo tutti link builder ;)” non è una mia frase ma la scrisse qualche tempo fa Filippo Jatta, consulente SEO, in un commento in un gruppo facebook. Commento che andava assolutamente riportato in questo articolo.

Chi si occupa di link building ha alle spalle diversi casi di “siti che spingono” pur non avendo traffico, in virtù di un’autorevolezza dovuta evidentemente ad altro, magari proprio ai link che ricevono, perciò queste reazioni suscitano stupore e incredulità per usare un eufemismo.

Iniziare l’attività di link building

Non conosco il percorso esatto che porta ciascun proprietario di siti ad informarsi sulla possibilità di iniziare un’attività di link building sul proprio sito o perlomeno di prendere qualche link – per vedere come va -, anche se ci sono passato anch’io e credo che alla fine la strada sia più o meno uguale per tutti.

So però che la link building è una branca abbastanza oscura della SEO e che molti professionisti del web non hanno una conoscenza abbastanza profonda di questa materia, che “vuole” come minimo due anni di esperienza sul campo, dove con esperienza intendo “sbattere la testa sui siti”. Perché di teorici senza prove ce ne sono tanti. Oggi la difficoltà della link building non è nelle sue regole ma nel fatto che si spaccino per tali dei dogmi che non sono in nessun modo delle verità assolute!

Ricordo i mesi passati ad ottimizzare i fattori SEO on page di un sito. Ore ed ore passate ad analizzare e migliorare i vari title, meta description e tag di intestazione con i tool gratuiti online, e la gioia nel veder passare il valore complessivo del sito dal 84 all’86%, perché si è spostato un articolo o aggiunta una parola. Sperare di scavalcare i siti concorrenti avendo un punteggio migliore per poi restare deluso ed esclamare – Ma come è possibile, ho il title migliore, la meta description perfetta e quello è posizionato meglio del mio sito? -. Già, come se bastasse avere punteggi più alti di questi tool per scavalcare il sito che ci precede. E l’autorevolezza di un sito dove la mettiamo?

I link servono? Sì, servono i link

Ho passato davvero tanti mesi a sistemare queste e altre cose. Qualche risultato l’ho pure avuto ed è comunque giusto avere una buona SEO on page, perché equivale ad avere un quaderno bello e ordinato. Ma a scuola basta avere solo un quaderno ordinato? Devi, proprio come un sito, fornire anche delle risposte. Ma a meno che non si stia parlando di nicchie, arrivati ad un certo punto il sito si ferma e i concorrenti non si superano nemmeno a botte di tool che ci danno il 100% in ogni test: servono i link!

Se per la SEO on page ci sono regole abbastanza precise su come procedere, per quella OFF page e in particolare mi riferisco alla link building, entriamo in un mondo oscuro, fatto più di “fede” e come questa diviso in diverse correnti di pensiero. La maggiorparte della link building è fatta male perché non la si conosce in modo completo ma solo in alcune parti (ed è già tanto) e perché, come ho scritto sopra, si va avanti per dogmi.

I dogmi

C’è chi vuole solo link da siti con un certo valore (DA, TF o ZA che sia), reali (qualunque cosa voglia dire), non contenitori di guestpost (eh già, guarda caso linkeranno solo il tuo sito…..) e sopratutto, male assoluto, non da siti recuperati. Che gli avranno fatto di male i siti recuperati da essere così bistrattati.  Chissà che cortocircuito potrebbe creare un sito con ZA>40 che è anche recuperato :). Ho più volte posto in rilievo, nei vari gruppi e forum, l’infondatezza del timore verso siti recuperati, ottenendo risposte sull’insicurezza dovute al profilo di link, al fatto che un sito abbandonato una volta fosse più propenso ad essere nuovamente abbandonato.

Scusate ma se è cambiato il proprietario perché il sito dovrebbe portare con sè questo destino? Magari il nuovo proprietario l’ha recuperato proprio perché ci ha visto delle potenzialità ed è capace di sfruttarle. E poi, anche questo sito è stato nuovo prima di essere abbandonato e ciò non toglie che poi sia scaduto. Quindi a livello logico un sito nuovo non ha meno possibilità di essere abbandonato rispetto ad un sito che è già stato lasciato scadere. Anzi, magari è vero il contrario, ma ripeto, dipende sempre dal proprietario.

Ed infatti la discriminante non dovrebbe essere il “sito recuperato” ma chi c’è dietro questo sito. Una persona di comprovate capacità nel recuperare siti, in grado con fatica di rimetterlo su riportando il traffico del passato o addirittura migliorandolo, non può che inorridire di fronte allo sbarbatello (passatemi il termine) che dice di non essere interessato ad un link da quel sito. Il motivo? Semplice, pensi di avere davanti a te qualcuno che vuole scalare le SERP e poi quando gli offri dei mezzi adatti a tale scopo, ti accorgi che non è in grado di riconoscerli e li rifiuta. Eppure avviene regolarmente e volevo solo metterlo nero su bianco, affinchè anche altra gente fosse consapevole degli errori che commette.

Alla fine il sito viene recuperato perché qualcuno è in grado di vederne le potenzialità e poi di lavorarci per rimetterlo su e non è un lavoro che sono in grado di fare tutti. Anzi, il livello di difficoltà è abbastanza alto. Provate a recuperare un sito e vedete voi stessi quanta fatica costa e quante operazioni bisogna compiere. Riuscire a portare nuovamente (o per la prima volta) traffico ad un sito recuperato è fonte di grande soddisfazione che non merita assolutamente di essere ridimensionato da chi pensa solo attraverso dogmi immutabili.

Il guestpost (ovvero l’articolo che contiene il link)

Il primo errore che si fa è quello di scorporare la link building dal guestpost, ovvero dall’articolo che ospiterà il link. Anche se ho notato una maggiore presa di coscienza di chi opera in questo campo sull’importanza di una link building di qualità, sono ancora in tanti quelli che pensano solo a “vedere” i parametri di un sito, mentre dell’articolo si disinteressano completamente!

Chi scrive articoli quasi sempre non si è interessato di dare un’occhiata al sito che ospiterà l’articolo.

Coerenza con gli articoli del sito

Un giorno ho ricevuto un articolo da inserire nella categoria viaggi di un mio sito, con un link verso un sito di offerte di viaggio. Se chi ha scritto l’articolo si fosse preso la briga di vedere il mio sito, magari si sarebbe accorto che essendo un sito a tema “famiglia” avrebbe potuto scrivere un articolo coerente con la tematica “Viaggi in famiglia o Viaggi con bambini”. Tra l’altro quella categoria ospitava già articoli di questo tipo e quindi l’articolo che mi inviarono era assolutamente non coerente nè con il sito nè con quella categoria. Rifiutato.

Coerenza dell’anchor text

Nei rari casi in cui l’articolo è scritto bene ed è perfettamente inquadrato con il resto del sito, capita che la frase che contiene l’anchor text sia buttata lì “tanto per”. Conosco quali sono le difficoltà di trovare una giustificazione ad ogni link esterno e capisco pure che a volte qualcuno mi dica “sei troppo pesante”, ci sta. Dopotutto mi chiedo “Serve tutta questa cura dei particolari?“.

La mia risposta è sì e ne ho conferma quando il lettore sono io. Capita di leggere articoli su internet con collegamenti esterni così brutti che, capendo subito che quell’articolo è stato scritto solo per contenere quel link, esco immediatamente dal sito per cercare risposte da un’altra parte. Credo che alla lunga un lavoro fatto bene paghi, evitando queste fughe dai siti. Dopotutto credo che il tempo di permanenza di un lettore su un sito sia uno dei fattori che realmente fanno la differenza. Me ne accorgo quando Google rimescola le carte e mi butta in 3a pagina per qualche parola chiave e poi puntualmente dopo alcuni giorni non solo mi rimette dov’ero ma a volte con un risultato migliore. Evidentemente gli articoli scelti al posto del mio non avevano entusiasmato i lettori allo stesso modo e il tempo di permanenza potrebbe essere uno dei motivi.

Perciò cerco sempre di giustificare il link nel senso che cerco in tutti i modi non di farlo apparire naturale (che credo non significhi nulla) ma utile. Un link deve servire a qualcosa. Quindi prima di tutto deve portare il lettore effettivamente alla pagina promessa e poi dare le risposte che il lettore si aspetta di trovare.

Queste cose non si possono improvvisare e si imparano con l’esperienza. Ci sono casi molto complicati dove il massimo che si può scrivere per creare un collegamento è “abbiamo chiesto agli esperti del sito www.sitoesempio.it di spiegarci…..”. In alcuni casi questa formula ci sta tranquillamente, in altri dove non si riesce a fare diversamente è un modo, quasi da ultima spiaggia, per creare il collegamento. Cioè va bene ma se possibile si può fare ancora di meglio e credo che fare meglio debba essere l’obiettivo di tutti.

Prima scrivevo dell’importanza di “studiare” il sito da linkare nel tentativo di trovare spunti e quindi giustificazioni al link che riceverà. Un sito web con un blog è più facile da linkare rispetto ad un sito vetrina o ad un ecommerce perché offre molti articoli come spunto, sia per trovare un argomento da scrivere che per creare un collegamento giustificato verso il sito. All’inizio vi risulterà meccanico, poi man mano che acquisirete esperienza verrà sempre più veloce e naturale compiere queste operazioni.

Linkare siti di salute

Quando per esempio il sito da linkare tratta argomenti di salute, la cosa migliore da fare è quella di riportare nell’articolo del proprio sito un pezzo di poche righe del sito che linkeremo. Queste righe completeranno l’articolo e permetteranno di giustificare il link perché si tratta di frasi prese da quel sito.

Esempio:

“Come spiegato in un articolo sul sito sitoesempiosalute.it, – la tosse secca è caratterizzata dalla presenza…..”, dove la parte in corsivo è appunto il testo copia/incollato dal sito che riceverà il link e la parte in sottolineata è l’anchor text.

In questo modo ogni collegamento sarà diverso, perché appunto da ogni sito verrà preso uno spunto diverso.

Linkare siti di abbigliamento

Quando si linka un ecommerce di abbigliamento (o un ecommerce in genere) è più difficile riuscire a creare un collegamento che non sia il solito “sul sito sitoesempio.it troverai i migliori pantaloni snellenti“, a meno che il sito abbia anche un blog. Ma se si tratta solo di un ecommerce come e dove trovare la giustificazione al link?

In alcuni casi si riesce a trovare spunti nella descrizione del prodotto o della categoria. Chi gestisce un ecommerce e si intende di SEO, sa che per posizionarsi meglio dei concorrenti è necessario scrivere delle descrizioni uniche. Queste descrizioni, anche se brevi, possono offrire diversi spunti per trovare una giustificazione al link più ricercata utilizzando la tecnica del copia/incolla di una frase presente sul sito da linkare.

Esempio 1:

Ma se non ci fosse questa possibilità non scoraggiatevi perché questo è un tipo di siti che si può tranquillamente linkare inserendo l’anchor in frasi tipo: “Sfogliando le vetrine online degli abiti sul sito www.sitoesempio.it è possibile già farsi un’idea…..

Esempio 2:

Se l’articolo non permette di creare qualcosa di simile allora andate su un semplice “il sito di abbigliamento sitoesempio.it propone una vasta collezione di abiti del marchio XY…..

Esempio 3:

Oppure in un articolo sull’ultima collezione moda, parlando della sfilata potrete scrivere “Non a caso le modelle in passerella hanno sfoggiato un look particolarmente elegante che potete trovare nello shop online www.sitoesempio.it.

I siti a tema turismo

Lo avrete capito, mi piace variare e probabilmente nessun tema permette di farlo come i siti sui viaggi. Linkare sempre nello stesso modo è deprimente.

Facciamo un esempio. Se vi trovaste a linkare un sito che vende valigie da viaggio, potreste pubblicare un guestpost sui vantaggi del viaggiare con il solo bagaglio a mano. Ma poi in che modo creare il collegamento verso il sito?

Potete banalmente scrivere: “Sul sito sitoesempio.it troverete le migliori valigie da portare come bagaglio a mano” oppure andarvi a leggere l’articolo verso cui punterà il link dal vostro sito e trovare qualcosa per giustificarlo. In questo caso potrebbe riguardare le compagnie aeree oppure le dimensioni delle valigie.

Esempio:

Come ci ricorda/scrive/riporta/ il sito sitoesempio.it, che recensisce/vende diversi modelli di trolley, le dimensioni da bagaglio a mano 55x40x20 sono quelle utilizzate dalla maggiorparte delle compagnie aeree“.

Allo stesso modo, leggendo cioè gli articoli dei siti che andrete a linkare, troverete dei collegamenti che giustificheranno il link.

Siti di professionisti e artigiani (idraulici, traduttori, psicologi)

Per linkare questo genere di siti ritengo molto valida la tecnica del “questo articolo” utilizzata da Max Del Rosso, di cui riporto un estratto del suo stesso articolo in cui scrive: “si tratta di aggiungere all’anchor text le due parole “questo articolo”. Ad esempio se la key che voleste spingere fosse “prezzi ristrutturazioni Roma” invece di usarla così com’è come anchor text, potreste utilizzare “questo articolo sui prezzi delle ristrutturazioni a Roma” e stare tranquilli che, a livello di spinta, nel lungo periodo, nulla cambia dall’usare la pericolosissima anchor text “prezzi ristrutturazioni Roma”.

Questa tecnica, variando con “questo sito”, “questa pagina”, ecc. ovviamente può essere applicata anche a siti che trattano altri temi, adattando man mano la frase al contesto.

Esempio:

Se invece volete linkare solo con anchor text brand, la frase potrebbe diventare “questo articolo sul sito www.sitoesempio.it sui prezzi delle ristrutturazioni a Roma” dove l’anchor text sarebbe appunto solo l’url del sito.

Sia in questo esempio che in quello precedente c’è tutto, davvero non vale la pena rischiare con anchor text “prezzi ristrutturazioni Roma” quando avete la possibilità di creare frasi con naturalezza oltre che utili. Un link inserito forzosamente potrebbe non essere penalizzante ma nemmeno portarvi vantaggi.

Linkare siti arredamento/casa

Quando ci troviamo a linkare siti a tema casa/arredo le possibilità sono davvero tante. Se si tratta di un ecommerce senza blog e senza un trafiletto nella categoria o prodotto, allora la soluzione è quella di scrivere qualcosa del genere, magari dopo aver dato un’occhiata ai prodotti, nel tentativo di tirarci fuori qualcosa: “Per avere un’idea consiglio di vedere i prodotti offerti sul sito sitoesempiocasa.it che combinano un design ricercato ed elegante e praticità.

Se invece è presente un blog possiamo citare alcune normative. Questa soluzione va bene per argomenti quali ascensori, scale, soppalchi, balconi, insomma tutto quello che riguarda le ristrutturazioni oppure su vari tipi di impianto di riscaldamento (come installazione di pannelli solari), ecc.

Esempio:

Come ci ricorda il sito www.sitoesempiocasa.it, i comuni devono attenersi al D.M. 5 luglio 1975…..” ..

Se l’azienda/sito da linkare offre un servizio particolare o unico potrebbe essere utile per creare un collegamento. Pensiamo ad aziende/artigiani che lavorano senza intermediari, che per esempio realizzano porte, finestre, serrature, tende, mattoni.

Esempio:

In questo caso potreste scrivere: “Ci sono realtà come www.sitoesempiocasa.it che vendono direttamente al cliente senza ricorrere ad intermediari, riuscendo a garantire in questo modo un rapporto qualità/prezzo migliore…..” oppure per quanto riguarda i viaggi, per esempio agenzie che organizzano viaggi verso mete non proprio turistiche.

Il contesto

Prima scrivevo dell’importanza del contesto. Tempo fa ho ricevuto un articolo che parlava di un tipo di TV tecnologicamente moderno per pubblicarlo su un sito di arredamento. TV e arredo sono un binomio perfetto, anche se solitamente siamo soliti vedere articoli sulle televisioni pubblicati su siti a tema tech.

L’articolo era originale, scritto e formattato bene, con un anchor text non manipolativa ma aveva un problema: partiva a razzo a parlare della TV, caratteristiche, performance, modelli, prezzi. Probabilmente chi l’ha scritto non sapeva dove sarebbe stato pubblicato, oppure lo sapeva ma non ha fatto un semplice ragionamento: il sito parla di arredamento, l’articolo dovrà adattarsi a questo tema. Così è stato necessario implementare un paragrafo che introducesse la parte già scritta. Come? Semplicemente scrivendo dell’importanza della posizione in cui sarà collocata la tv, del mobile sul quale sarà poggiata, se non finirà sul muro, ecc., in pratica tutto quello che collega una TV al tema arredamento.

Ecco quindi che diventa più comprensibile la frase che ho scritto all’inizio: “Il primo errore che si fa è quello di scorporare la link building dal guestpost, ovvero dall’articolo che ospiterà il link.“.

Anchor text

L’anchor text deve essere visto come un consiglio che viene dato a chi legge e i link vanno motivati affinchè la loro presenza abbia un senso. Tempo fa mi capitò tra le mani un decalogo, realizzato da Max Del Rosso, di come va scritto un guestpost, e al cui interno c’erano gli esempi di come linkare e come non linkare.

Nell’esempio si supponeva di voler linkare il sito di un’agenzia di viaggi puntando a migliorare il posizionamento della keyword “last minute villaggi turistici“. L’errore che fanno in molti (sempre meno per fortuna) è quello di voler utilizzare quella keyword esattamente come anchor text. Perciò Max mostrava un esempio di come non va utilizzata:

Esempio di anchor text sbagliata

“Tra le località maggiori balneari troviamo Maratea, la Perla del Tirreno, una cittadina sul mare dove trovare last minute di villaggi turistici in Basilicata per soggiornare al meglio in strutture ricche di comfort.”

Gli inesperti di link building, di fronte alla proposta di una soluzione diversa, con un anchor text brand sul nome dell’agenzia di viaggi, rifiutano categoricamente perché “è quella la key che voglio spingere“.

Lo stesso Max ovviamente, nel suo decalogo mostrava l’esempio corretto:

Esempio di anchor text corretta

Quella key si poteva spingere ugualmente in questo modo:

Tra le maggiori località balneari troviamo Maratea, la Perla del Tirreno, una  cittadina sul mare dove, stando a quanto riportato sul sito dell’agenzia di viaggi sitoesempio.it si trovano tante strutture che propongono offerte last minute di villaggi turistici in Basilicata per godersi una vacanza ricca di comfort a prezzi contenuti.

Giustificano il rifiuto dicendo “voglio migliorare il posizionamento della key “last minute villaggi turistici”. Ignorano, perché ignorano che Google rileva la presenza di quelle parole (che ho scritto in verde), che andrà ad associare al nome dell’agenzia di viaggi. Un anchor text di questo tipo inserita in una frase come sopra è molto più potente per diversi motivi:

  • lega il brand alla keyword che volete spingere
  • aumenta l’autorevolezza del sito
  • possibilità di migliorare il posizionamento di più di una keyword

Ma che succede se si linka con l’anchor text secca?

A chi riceve il link nella maggiorparte dei casi nulla di male, chi invia il link è molto più a rischio. Però nell’infinità di siti web presenti su internet, la % di siti che riceve un danno è ovviamente così bassa che si è portati a pensare che non accada nulla. Con le anchor text secche sono molti di più quelli che vedono dei risultati forti e immediati sulla keyword che volevano posizionare. E ottenere questi risultati subito e sopratutto mostrarli al cliente è certamente un obiettivo ambito.

Ovviamente il discorso è ampio, bisogna considerare che non si “gioca” da soli, che c’è la concorrenza e vanno valutati quindi anche gli altri siti. Però voglio ribadire, la crociata contro le anchor text esatte non ha come scopo quello di demonizzarle per gli effetti eventuali negativi che si possono avere (e che nella maggiorparte dei casi sono reversibili) ma per una questione di bellezza e linearità. L’esempio con l’anchor text brand è più completo, più bello da vedere, più utile per il lettore e dal mio punto di vista, a lungo andare mette il sito più coperto da eventuali cambiamenti di algoritmo.

Provate a rileggere i due esempi scritti sopra e ricavate voi stessi le conclusioni su quale testo sia preferibile leggere. Non so voi ma io quando incontro un sito o un articolo scritto in modo in cui io stesso non mi esprimerei, tendo ad abbandonarlo e ad andar via.

Confronto fra anchor text manipolativa e brand

Leggete questi due esempi, dove le parole sottolineate sarebbero le anchor text:

  1. Una valida alternativa sia agli infissi in alluminio che agli infissi in legno sono gli infissi in pvc.
  2. Una valida alternativa sia agli infissi in alluminio che agli infissi in legno sono gli infissi in pvc, come ci spiega in un suo articolo il sito sitoesempio.it.

Nel primo caso si nota il tentativo forzato di linkare un sito con la key “infissi in pvc” per migliorare il suo posizionamento. Nel secondo caso l’anchor text è l’url del sito ma nella frase sono presenti le parole “infissi in pvc” e quindi Google riconoscerà una correlazione fra il vostro sito e questo argomento. Ditemi voi cosa è meglio…..

Come vedete sono tante le cose importanti da vedere e valutare e invece leggo persone che si concentrano su siti con ZA>40, siti con traffico, siti veri/reali, siti NON contenitori di guestpost, siti NON recuperati, quando invece la cosa più importante che nessuno fa è quella di guardare il sito che ospiterà il link, leggere qualche suo articolo, vedere se è fatto bene oppure no, guardarne la struttura, e scrivere un articolo decente e coerente con il sito che linka e quello che riceverà il link.

Per scrivere un guestpost è importante partire con lo studio di entrambi i siti, solo così si riuscirà a scrivere qualcosa che si incastri bene con il resto delle pubblicazioni e che non dia l’impressione di essere un oggetto estraneo al resto del sito. L’anchor text e la frase che la contiene se scritte bene rafforzeranno il brand e quindi tutte le key del sito e non una sola.

Parametri utilizzati (male) per valutare un sito

Anni fa la gente con un sito che aveva PR 5 cercava link da siti con PR almeno uguale, poi si è passati al DA – se il mio sito ha DA 30 voglio link solo da siti con DA30 in su – e poi con l’avvento della ZA si è passati al più democratico ZA>40. Ma volete davvero aumentare il traffico dei vostri siti oppure no?

ZA (Zoom authority)

Di ZA ho parlato ampiamente in un articolo su questo sito. Tempo fa qualcuno scrisse in un gruppo: – Non acquisterei mai link da siti con ZA inferiore al mio, ma ultimamente mi è stato fatto notare che si potrebbe anche fare, in determinate occasioni. Voi lo fate? Quando e perchè? -.

Riporto qui la mia risposta “Hai scritto – non acquisterei mai da siti con ZA inferiore al mio – . Io però non la penso cosi per due motivi:
1) la ZA di quel sito può salire
2) Partendo dal fatto che il profilo di link di un sito dovrebbe apparire quanto più naturale possibile, per me ricevere link “solo” da siti con ZA superiore è alquanto innaturale.
Dopotutto esistono anche i link spontanei…..in teoria un blogger da un nuovo sito ZA 0 potrebbe linkarti….certo tu dirai che in questo caso è gratis però nemmeno il link da ZA15 lo paghi 100 euro…..quindi dal mio punto di vista va bene prendere link da siti a ZA più bassa del tuo purché si riesca perlomeno ad intuire che dietro quel sito ci sia un progetto valido, buoni articoli e che il prezzo sia consono al loro valore.

Contenitori di link

E veniamo ai contenitori di link, un’altra delle favole che capita spesso di leggere. Fatemi capire, cercate link da un sito che non contiene altri link in uscita, o comunque pochi? E che sito è? Un sito istituzionale che non linka nessuno? No suvvia, ditemi che sito sarebbe uno senza o con pochi link in uscita. E questo sito sta aspettando di linkare solo il vostro?

E poi perché dovrebbe essere un problema per un sito avere tanti link in uscita. Forse per spreco di link juice? I siti “veri” che leggo quotidianamente (che trattano sport, politica e altri argomenti di mio interesse) hanno articoli con un numero imprecisato di link in uscita (tutti quelli che servono) e appaiono decisamente naturali.

Non dimenticate inoltre che quel sito potrebbe avere anche tanti link in entrata (almeno potete controllare prima di dire “no contenitori di link”) e quindi davvero il problema del link in uscita non si pone. E guarda caso spesso i siti con tanti link in entrata sono gli altretanto vituperati “siti recuperati”.

Siti recuperati

La cosa positiva che ha portato la nuova metrica ZA è quella di aver ripulito un po’ il web dai siti spazzatura. I siti recuperati dove ci si buttava dentro di tutto sono quasi scomparsi nel giro di poco più di un anno. Ma proprio per questo o meglio, a maggior ragione, i siti recuperati che sono sopravissuti hanno dimostrato che dietro c’è gente abile, prima di tutto a recuperarli (ci vuole un’arte anche nel fare questo) e poi a farli tornare su e riprendere e superare il traffico che avevano in passato.

Per fare questo ci vogliono diverse abilità tecniche e anche diversi mesi. Quando questo avviene vuol dire che quel sito recuperato è diventato un sito vero, un bruco che si è trasformato in farfalla, un miracolo della natura che va elogiato e apprezzato, altro che “No sito recuperato” che provoca incredulità in chi è riuscito nell’ardua impresa.

Siti a tema vs siti generalisti

E con questo tratto un argomento su cui si dibatte poco dando per scontato l’assunto che un link da un sito a tema sia migliore. E come contestare tale affermazione? Direi che è abbastanza logica. Però anche in questo caso ci sono dei però. Mettiamo che tu abbia un sito sull’allevamento di cani, rifiuteresti un link da siti generalisti come Ansa o Repubblica? Faresti un errore enorme. Un link da questi siti darebbe una spinta al tuo sito anche se proviene da un sito non a tema.

Ovviamente qualche link da siti a tema va benissimo, ma perché schifare link da siti non a tema? Non dico ovviamente di linkare un sito di cosmetici per il viso da un sito che parla di prodotti per auto, ma da un generalista sì. Se l’articolo è scritto bene (cioè non scritto solo per inserire il link), se c’è anche la categoria adatta in cui inserirlo, se l’anchor text è inserito con naturalezza, se il link è giustificato e la pagina di atterraggio promette quanto afferma, è un grossolano errore scartare a priori link da un sito generalista.

Poi dico, se i link builder professionisti fanno ricorso ai siti generalisti, perché un inesperto di link building scarta un link da questi siti? Già, ho risposto, è un inesperto e fin qui nulla di male. Ma perché quando gli fai notare che ovviamente è libero di fare come gli pare ma sta sbagliando, lui continua a scartare il sito generalista? Insomma, anni di esperienza serviranno pure a qualcosa.

La verità è che si arriva a questo punto perché si legge un articolo o un libro in cui è scritto che – sono da prediligere link da un sito a tema – e l’inesperto di link building automaticamente capisce che dovrà scartare tutti i siti che non trattano al 100% il suo tema. Ma ha semplicemente capito male: “prediligere” non implica il dover scartare gli altri. In realtà chi scrive questa frase vuole solo porre attenzione sul fatto che se un sito vende pneumatici non è il massimo farsi linkare da un sito che vende cibo biologico. Ma in questo consiglio non c’è nessun avvertimento sul non considerare link da siti generalisti, anzi.

Sicuramente un link da un sito generalista è meglio di un link da un sito a tema inserito in un articolo del cavolo che non leggerà nessuno perché non si posizionerà per nessuna key. Quindi più che sito perfetto ci si dovrebbe concentrare sull’articolo perfetto.

Link da siti a tema improbabili o che non esistono

Lo stesso concetto di sito a tema non è molto chiaro a molti. Capita di leggere annunci con richieste di link da siti così di nicchia che ammesso che esistano, di certo si tratterà di concorrenti, perciò non interessati a dare un link.

Una volta mi pare di aver letto una richiesta di link da un sito che parla di bulloni. Ma c’è qualcuno in Italia che ha per hobby quello di giocare con i bulloni e addirittura ci ha aperto un blog?

Ecco perché più di una volta in questo articolo ho sottolineato la differenza fra chi viene dalla teoria, che giustamente non sa nulla di SEO e link building e vuole informarsi, e chi dopo aver fatto incetta di regole, inizia a fare esperienza sui siti. Allora capirà cosa funziona e cosa no, quali sono dogmi vuoti e quali invece le pratiche da seguire perché portano risultati, sempre senza dimenticare che il confronto è utile e nessuno è custode della verità assoluta.

Il link builder professionista e quello improvvisato

Il problema resta sempre lo stesso, molta gente vuole fare link building senza averci mai messo mani realmente, affidandosi solo a cose lette e scritte senza averle mai provate. Perché quando inizi a provare le cose magari ti accorgi che riesci a posizionare siti senza nessun link da siti a tema, ma solo link da post su siti generici scritti bene (perché anche il post da cui parte il link ha la sua bella importanza) allora giustamente cominci a mettere in dubbio alcuni dogmi letti e riletti in libri o ascoltati in corsi SEO.

E poi siccome tutti parlano di naturalezza, andatemi a spiegare la naturalezza di un profilo di link fatto solo da siti a tema, da siti >40, che non sono contenitori di guest ma che guarda caso devono linkare solo il vostro sito e al massimo qualcun altro.

Non a caso parlo di corsi SEO perché pur sapendo che un consulente SEO non è un link builder, così come un’agenzia SEO potrebbe non avere al suo interno un link builder, molte di queste agenzie offrono il servizio di guestpost e linkbuilding. Ed è in questi casi che resto maggiormente stupito quando magari ricevo articoli da pubblicare con link proprio verso la stessa agenzia. La SEO permette di spaziare su tantissimi argomenti, è uno dei temi più facili dove trovare coerenza, abbinamento e giustificazione al link e invece mi ritrovo articoli davvero pessimi, non tanto nella loro struttura, ma proprio nel modo in cui l’anchor text è messo all’interno della frase.

Per questo motivo la figura del link builder è imprescindibile per una buona attività di link buiding. Link building non vuol dire prendere un link, buttarlo in un articolo e pubblicarlo su un altro sito, altrimenti le possibilità che sia inconcludente sono molto alte.

L’importanza dei link

Ci sono alcune persone che per diversi motivi, a volte anche economici, non avendo certezza dei risultati della link building, non si decidono ad iniziarla. Poi a volte magari vincono la timidezza e prendono un link, “così per provare” ma non mettono in pratica (ovviamente non potrebbero senza le conoscenze necessarie) una strategia di link building a lungo termine. Prendono un link, un solo link e aspettano…..

Chiedono, leggono, chiedono ancora pareri qua e là, non fanno nulla, passano mesi e anni e il sito resta lì dov’era. Si disperano, continuano ad analizzare il sito con vari tool di analisi, leggono alcuni valori, non sono soddisfatti, nuovamente sondano il terreno, ma continuano a non prendere link o lo fanno nel modo sbagliato. A queste persone vorrei dire che i link servono ma sopratutto servono link inseriti in articoli decenti, che possono rispondere alle intenzioni di ricerca degli utenti, portare traffico al sito che li pubblica e vanno inseriti in una strategia ampia di medio e lungo termine. La link building non si improvvisa e per essere link builder non basta leggere la ZA di un sito.

Ovviamente dipende dal sito e da cosa volete posizionare, ci sono siti di nicchia che si riesce a posizionare  anche senza link, ma insomma se finora non ci siete riusciti…… E poi ricordate, un link potrebbe essere paragonato a quegli integratori che servono ad aumentare la massa muscolare. Se non vi allenate, sicuramente gli integratori non avranno alcun effetto. Gli articoli rappresentano il vostro allenamento, gli sforzi da compiere per portare più in alto il vostro sito.

Link building: gli errori degli inesperti e i dogmi errati in cui credono

Pasquale Palmiotto

Avvicinatomi alla SEO per necessità nel 2011, sono rimasto affascinato da questo mondo e dalle persone che lo frequentavano. Ho conosciuto gente in gamba che mi ha aiutato nel mio percorso di crescita e nel mio piccolo provo a fare altrettanto verso chi dovesse chiedermi un consiglio.