Link building catena

In un gruppo su Facebook è stata fatta la seguente domanda: “Backlink da sito Dropped vs No dropped. Secondo la vostra esperienza e/o impressione personale, cambia qualcosa?“. Questo sondaggio è arrivato al culmine di una settimana in cui si è verificato più di un dibattito sull’argomento. Proverò a chiarire la situazione ed esporrò il mio punto di vista.

Sito dropped vs sito no dropped

L’argomento sito dropped/no dropped va ad inquadrarsi nel campo della link building. Chiaramente chi cerca link per il proprio sito vuole link buoni. Perciò nel momento in cui inizia la ricerca tende ad eliminare preventivamente i link che secondo lui potrebbero non esserlo. Come fa? Mettendo dei paletti nei suoi annunci e scrivendo dei valori minimi accettabili, a seconda della metrica (DA, TF, ZA) e del tool di cui più si fida. In questo modo i proprietari dei siti con parametri inferiori a quelli richiesti non dovrebbero contattarlo, evitando così perdite di tempo per entrambi .

Non sappiamo se a far nascere e poi diffondere l’errata idea che sia negativo ricevere un link da un sito dropped sia da attribuire a chi offre i link oppure chi li cerca, fatto sta che si può leggere “sito no dropped” negli annunci di entrambi.

Indipendentemente da chi abbia iniziato, è evidente che chi offre il proprio sito per pubblicare un guestpost scriverà “sito no dropped”, perché sa che questa informazione verrà percepita positivamente (quindi tendo a pensare che siano loro i colpevoli della diffusione di questa idea). 🙂

Tutti quelli che vogliono condividire la disponibilità del proprio sito ad ospitare un guestpost possono farlo scrivendo un loro annuncio. Se non hanno ne hanno mai pubblicato uno, ovviamente prendono ispirazione dagli altri annunci presenti per esempio sui forum, valutano cosa secondo loro è positivo e cosa no ed è per questo che poi scrivono “cerco link da sito no dropped“.

Veniamo al dunque, qual è il problema? Non è loro diritto cercare determinati valori in un sito? Ovvio che sì, il problema è che dropped vuol dire sito recuperato, con sè non porta nessuna connotazione, nè negativa e nemmeno positiva. Scartare link da questi siti rappresenta uno degli errori più comuni sulla link building.

Prendo come esempio la risposta ricevuta da una delle persone che cercava link da siti no dropped a cui ho chiesto il motivo di quella richiesta così specifica e che molto gentilmente mi ha scritto: “Ho semplicemente copiato e incollato il post di un altro utente adattandolo al mio…..Non mi sono chiesto neanche il significato di questi termini, ho pensato che il fatto di non aver comprato il dominio da registranti precedenti fosse un fattore di vantaggio“.

Ma non è così, anzi un sito recuperato da chi ne capisce, sicuramente ha più di un fattore di vantaggio rispetto ad un sito nuovo ma se vogliamo possiamo racchiuderlo in una sola parola: l’autorevolezza.

La discriminante per la scelta di un sito idoneo da cui ricevere un link non è di certo che sia dropped o non dropped, bensì che il sito sia pulito e poi in seguito se sarà curato e aggiornato e questo non è prevedibile in nessuno dei due casi.

I dubbi sui siti dropped: spremuti e abbandonati

Un utente ha giustamente fatto notare che ci sono persone che recuperano siti, li spremono vendendo link per un anno e poi li lasciano nuovamente scadere. Questo è vero però conferma che non è il sito dropped ad essere il problema ma la persona che c’è dietro che ne fa un uso di questo tipo, senza pensare minimamente a sviluppare il sito. Perciò invece di valutare con finti parametri è molto più importante considerare la fiducia che si ripone in una persona.

Inoltre da quando con l’avvento di Seozoom il traffico di un sito è passato ad essere predominante per valutare se ricevere o meno un link da un sito, sono sempre meno le situazioni di offerte link da siti appena recuperati che nel 99% dei casi non hanno più traffico o se ne hanno ancora è in verticale discesa. Dopo mesi di offerte senza trovare più persone interessate, come invece avveniva in passato, evidentemente in molti hanno smesso di recuperare i siti per offrire link. Perciò ritengo che la questione “siti spremuti” sia obsoleta.

Consiglio comunque a tutti di vedere il sito recuperato per farsi una prima idea e poi chiedere al nuovo titolare quali sono i progetti in cantiere per quel sito: vi assicuro che anche se non è un metodo infallibile, più o meno si intuisce se c’è serietà oppure no.

Problemi che un sito recuperato può portarsi dietro

Quello che sto per scrivere si riferisce solo ai siti appena recuperati. Se sono passati mesi, anni, il sito posiziona key e ha traffico, anche se poco, ovviamente è sinonimo che il sito è in salute, perciò vuol dire che problemi pregressi non ce ne sono o perlomeno non influiscono negativamente sul sito. Google è sempre più in grado di annullare l’effetto di link spam e questo ovviamente vale per tutti i siti, non c’è discriminate fra sito recuperato o nuovo.

Poi ci sarebbe anche da dire che ci sono siti che pur senza traffico spingono con i loro link ma questo argomento merita un articolo a parte.

Qualcuno ha scritto dei pericoli di prendere un link da un sito recuperato perché potrebbe portarsi dietro vecchie penalizzazioni. Se così fosse molto probabilmente chi l’ha recuperato non ha controllato il sito con vari tool prima di recuperarlo (magari è il primo sito che recupera).

Per questo motivo prima di prendere un link da un sito recuperato da poco, sopratutto se non conoscete il titolare del sito, potreste voi stessi controllare il profilo di link del sito. Un controllo con Majestic SEO o con Ahref per esempio, permette di vedere subito le anchor text con le quali il sito è linkato.

Se vediamo strane anchor text, magari in altre lingue (ma non è una discriminante in sè), link da siti chiaramente spammosi, non solo non prenderemo link da quel sito ma dovremo chiedere a chi l’ha recuperato come mai non abbia controllato. Ora questa è un’ipotesi molto remota, possibile quasi solo se chi ha recuperato il sito è davvero alle prime armi nel recupero dei siti.

E’ curioso però notare che molte delle criticità attribuite ai siti recuperati vengano completamente messe da parte se nell’annuncio di offerta link è presente la voce “GRATIS”….. questo è stato per me sempre motivo di riflessione. Se pensi che un link non sia buono, la sua gratuità non dovrebbe essere un fattore che permette un cambio di valutazione o no? 🙂

Come avviene il corretto recupero di un sito

Ogni giorno sulle varie piattaforme di backorder (le più utilizzate sono nidoma.com e match.it) scadono migliaia di siti che sono analizzati da centinaia di persone alla ricerca di un sito che abbia potenzialità da poter sfruttare se rimesso online. Quando più di una persona presenta un’offerta per lo stesso sito parte un’asta che potrebbe anche concludersi con cifre importanti. Se questi siti non fossero buoni la gente ci spenderebbe centinaia di euro?

Sono molte le analisi da effettuare prima di scegliere se provare a recuperare un sito. Prima di tutto bisogna poter disporre di vari tool, ognuno dei quali è ottimo per diversi motivi. Mi riferisco a Semrush, Ahref, Majestic SEO e SeoZoom. Poi è importante guardare la storia del sito. Su web.archive.org è possibile vedere un’immagine del sito in un determinato giorno nel passato. Questo è molto utile perché permette di verificare se un sito sia stato già recuperato ed utilizzato in modo da pregiudicarne la qualità, per esempio per vendere prodotti fake (solitamente scarpe o abbigliamento in genere) e poi lasciato scadere perché magari era ormai uscito dalle grazie di Google. Considerate che un sito del genere, anche se con buoni valori e ottimi link potrebbe aver subito anche l’iniezione di link spam. Ovviamente è meglio non recuperare un sito che si dovesse trovare in queste condizioni perché vista la situazione di partenza il lavoro da fare sarebbe davvero grande e i risultati molto più difficili da raggiungere.

Tuttavia in virtù di eventuali buoni link precedenti potrebbe ingolosire qualcuno che potrebbe accettare la sfida e tentare di ripulire il sito dalla cattiva fama che si è creato. Alcuni link builder sono in grado di riabilitarlo agli occhi del motore di ricerca ma appunto, non è da tutti e lo sforzo non è da poco.

La forza di un link

Ovviamente recuperare un sito, anche se con un ottimo profilo di link e ottime potenzialità, da solo non è garanzia di successo nel riuscire a riprendere il traffico precedente ed esperienza e bravura di chi lavora a questo scopo sono assolutamente necessarie.

Attenzione però, riuscire o meno a recuperare il traffico di un sito non è direttamente collegato alla questione del ricevere un link da questo sito, cioè un link da questo sito non è da scartare a priori perché ha poco traffico. Non è da scartare perché non è dimostrato che non sia utile e poi ogni link, purché non spammoso è utile. Anche se è raro, capiterà che il vostro sito riceva link in modo spontaneo da altri siti. In questo caso non credo che andreste a chiedere di toglierlo se il link è pulito, pur se viene da un sito senza traffico. E se per caso vi venisse in mente di toglierlo sappiate che è sbagliato, inutile e magari in alcuni casi controproducente.

Va bene il concetto che se un sito ha traffico vuol dire che è in salute e quindi è automatico pensare che un link da quel sito dovrebbe far bene al sito che lo riceve ma non è detto che sia vero il contrario perché ci sono diversi casi in cui link da siti senza traffico hanno fatto salire (e non di poco) il traffico dei siti riceventi. Ma ripeto, la questione è complicata e tuttavia la scelta è vostra, quindi perlomeno valutate caso per caso.

Tentare di riprendere il traffico precedente

Se si vuole che il sito recuperato torni ad avere il traffico che aveva quando era online è necessario controllare lo storico del sito. Questo serve a capire con quali articoli e specificatamente con quali key il sito otteneva visite e poi scrivere (o far scrivere da un articolista) dei nuovi articoli ottimizzati che trattino lo stesso argomento. Non è possibile infatti rimettere online gli articoli pubblicati dal precedente titolare del sito perché sono coperti da copyright (sì, anche se il sito è scaduto).

Voglio spiegare un concetto semplice ma che potrebbe non essere notato. Quando il sito era online, Google attribuiva al sito stesso e quindi agli articoli pubblicati una certa autorevolezza. L’autorevolezza di un sito è data principalmente dalla sua anzianità e dai link che il sito riceve. Questo pone i siti recuperati in una situazione di partenza decisamente migliore rispetto ad un sito nuovo che non ha alcuna autorevolezza e che per mesi potrebbe pubblicare articoli impeccabili senza veder salire, se non minimamente, le visite al sito.

Perciò ecco spiegato perché i siti in scadenza sono così ambiti, solo che non è affatto semplice rimetterli in sesto e serve davvero tanta esperienza per ottenere dei risultati.

Link in entrata

Un’altra operazione da fare quando si recupera un sito è quella di individuare e segnarsi tutti quegli articoli che ricevono dei link, e quindi rimettere online anche questi se non erano già venuti fuori dalla ricerca di quelli che portavano traffico. Se un sito aveva in tutto 40/50 articoli si possono anche far riscrivere tutti, ma se ne aveva molte centinaia o migliaia ovviamente per questione economiche e di tempo è meglio concentrarsi a rimettere online solo quelli che avevano traffico e/o link in entrata (anche in questo caso, se fossero molti gli articoli che ricevono link e non riuscite a farli riscrivere tutti, meglio fare una cernita partendo dai link migliori). Ovviamente controllate sulle pagine da cui partono i link che questi siano ancora presenti. Un tool potrebbe ancora segnalarli mentre magari in realtà il link è stato rimosso dal titolare del sito.

Url e redirect 301

Per ottenere dei risultati ovviamente non basta parlare dello stesso argomento ma è indispensabile che gli url siano identici, altrimenti per Google si tratterebbe di articoli diversi.

Se però le vecchie url non sono di nostro gradimento o come si dice non sono SEO friendly si dovrà procedere con dei redirect 301.

Piano editoriale e tempi per vedere i risultati

Una volta effettuate queste operazioni per cercare di recuperare il vecchio traffico, si può iniziare a stilare un piano editoriale SEO per continuare a sviluppare il sito, anche perché riportare il sito ad avere il traffico precedente a volte è possibile solo parzialmente pur avendo eseguito tutte queste operazioni o semplicemente si vuole ottenere risultati migliori.

Non basta che un sito abbia avuto traffico in passato per invogliare qualcuno al suo recupero. Bisogna considerare che la riuscita di questa operazione dipende molto anche da quanto tempo è passato da quando il sito aveva traffico. Più facile recuperare il traffico di un sito con keyword posizionate anche fino a qualche giorno, settimana o mese prima della scadenza, più difficile se è passato un anno e difficilissimo più andiamo indietro.

Non ci sono tempi certi in cui si potranno vedere dei risultati. Dalla mia esperienza questi sono molto vari e vanno dai 15/20 giorni a 2/3 mesi ma ci sono stati casi in cui un sito si è ripreso dopo un anno e mezzo con mia immensa sorpresa! Voglio chiarire un concetto che finora non ho espresso: ho recuperato anche siti che non hanno avuto traffico o ne avevano avuto moltissimi anni prima, ottenendo ottimi risultati. L’obiettivo da tenere bene a mente è sempre quello che il sito dovrà acquisire autorevolezza agli occhi di Google, che lo premierà portando traffico e visite.

Le metriche SEO: ZA, DA e TF

DA, TF e ZA sono molto differenti e sono tutte utili per la valutazione di un sito: tutti quelli che si occupano di SEO però sono concordi sul fatto che non si può valutare un sito guardando solo una di queste metriche (ma non è sufficiente nemmeno basarsi su tutti e tre insieme).

Tutti questi parametri possono essere alterati, anche se in modo e con conseguenze diverse.

Domain authority (DA)

Proprio due anni fa scrivevo un articolo sulla Domain Autorithy (DA), un parametro che qualcuno ancora utilizza per le sue valutazioni nonostante in Italia sia stata superata dalla ZA.

La DA dipende dal numero dei link in entrata e dalla loro qualità. Quando ho parlato di metriche che si possono manipolare mi riferisco al fatto che se un sito riceve migliaia di backlinks dalla sidebar di un altro sito (che non è proprio sinonimo di link di qualità) la DA sale. Ho fatto un esperimento due anni fa con 3000 link da sidebar e la DA è passata da 14 a 24! Solitamente chi cerca un link da un sito con DA>30 non si mette a spulciare i link per capire quanto sia reale o pompato quel valore, da qui le accuse di poter essere manipolato che vengono spesso fatte a questo parametro.

Trust flow (TF) e Citation flow (CF)

Più o meno accade la stessa cosa che ho scritto con la DA che però racchiude in sè sia la qualità che la quantità, mentre le metriche TF e CF di Majestic SEO misurano separatamente la qualità (il TF) e quantità (il CF) dei link in entrata.

Zoom authority (ZA)

Anche la ZA è manipolabile ma non nel modo che ho scritto sulla DA, fosse anche solo per il fatto che è facile da scoprire. Anzi non è nemmeno qualcosa di nascosto. Lo stesso SeoZoom permette di vedere con quali key è posizionato un sito e il relativo volume di traffico e se qualcuno vuole barare sui numeri è ben presto sgamato.

La ZA, parafrasando le frasi del suo ideatore, rappresenta in pratica lo stato di salute di un sito. Questa metrica si basa in larga parte sul volume ipotetico di traffico di un sito (ma non solo). Si dice che il valore della ZA può essere pompato perché può accadere che un sito che posiziona key con volume basso o medio, riesca a posizionare magari un paio di key con un alto volume di ricerca, cosa che gli permetterebbe di fare un balzo enorme, aldilà diciamo delle sue possibilità. La controprova si ha nel momento in cui dovesse crollare il posizionamente di quelle key e anche il volume di traffico e quindi la ZA crollerebbe.

Per essere chiaro vi mostro il grafico di questo sito che passa da 0 a 2500 di volume a seconda della posizione di 2 sole key con volume di ricerca 9900 che determinano il 90% del traffico del sito. Insomma oggi la ZA può essere 10, domani 35, la prossima settimana 15 e così via. Quando si parla di ZA manipolabile ci si riferisce a questo ma si tratta appunto di situazioni facilmente individuabili e ben visibili con il software. Ben diverso da quanto scritto a proposito della DA.

Grafico sito

SeoZoom

Il software SeoZoom ha avuto un’enorme diffusione in Italia ed ha portato una vera e propria rivoluzione nel mondo SEO dando la possibilità a moltissimi di avvicinarsi per la prima volta alla SEO fai da te. La semplicità di questo software e la sua interfaccia intuitiva ha permesso davvero a molte persone anche inesperte di mettere mani ai propri siti e iniziare a vedere dei risultati. Il software offre strumenti utili e molto validi sia per la SEO in generale che per i link ma la link building necessità di una preparazione a parte che quasi sempre è frutto di molta esperienza, anche perché i rischi di uno scorretto utilizzo sono molto maggiori.
Per intenderci non si è mai sentito di una penalizzazione perché qualcuno ha scritto male il titolo, i tag h1, h2 e h3, non ha inserito una meta description ottimizzata, ecc.

Dico sempre che la SEO sta alla link building così come la medicina generale sta alla chirurgia, proprio perché appunto serve una specializzazione. SeoZoom ti aiuta ad analizzare un sito, ti permette di tenere sotto controllo tantissime cose (link in entrata, in uscita e anchor text compresi) ma ovviamente non fa link building al posto tuo nè può insegnarla. Magari è per questo che Ivano Di Biasi (lo stesso autore di SeoZoom) ha pubblicato il libro “Link building Aumenta l’autorevolezza del tuo sito” che completa appunto il software dando ai suoi utilizzatori le basi per fare link building senza rischiare penalizzazioni.

Miti sulla ZA

Specificato questo, passo ad analizzare i miti da sfatare sulla ZA che sono applicabili con le dovute differenze anche alle altre metriche di cui ho scritto sopra.

Dalla DA30 e TF 25 alla ZA>40

Due anni fa scrivevo “Dall’avvento di Penguin ha avuto inizio l’era dell’analisi dei link in entrata, al fine di prevenire un eventuale attacco da parte di uno degli animali dello zoo di Google, sguinzagliato per andare in cerca del suo cibo preferito: i link di scarsa qualità. Come difendersi? Semplice, se il Penguin si ciba solo di link di scarsa qualità, l’unico modo di non essere attaccati è quello di non farglieli trovare sul tuo sito. A questo punto l’attenzione del SEO o di chi si occupa del sito, si è spostata nel cercare di capire quando si trova di fronte ad un link di qualità. Nelle varie guide postate in rete era possibile trovare una lista che elencava i requisiti che un link di qualità deve possedere: la Domain Autorithy, altrimenti detta DA, del sito da cui riceviamo il link, non deve essere inferiore a 30.

Oggi siamo passati dal mito della DA30 a quello della ZA>40. Sinceramente non so da dove sia uscito questo numero, fatto sta che moltissima gente cerca link solo da siti con ZA>40. Qualcuno dice che la colpa è di SeoZoom. Frequento il gruppo, ho parlato con Ivano Di Biasi e Giuseppe Liguori più di una volta, ho letto il libro di Ivano e assolutamente non è scritto da nessuna parte che un link deve venire da un sito con ZA>40. Perciò al momento resta un mistero come si sia diffusa questa richiesta.

ZA> della ZA del proprio sito

Questa mi era nuova fino a una settimana fa, poi mi sono capitati due episodi. Il proprietario di un sito con ZA20 ha rifiutato qualsiasi link da siti con ZA inferiore, accettando solo la possibilità di un link da un sito con almeno ZA20, come il suo sito. C’è da chiedersi cosa accadrebbe se un nuovo blogger con sito ZA0 appena messo online decidesse di linkarlo…..

Dopo qualche giorno il proprietario di un sito con ZA21 ha rifiutato un link da un sito con ZA28 scrivendo “che me ne devo fare, il mio sito dopo 3 settimane ha già ZA21“…… e devo dire che questa è stata molto più forte da digerire visto che il sito aveva una ZA superiore alla sua!

Tralasciando questo episodio che spero sia estremo e non ripetibile, la convinzione che un link da un sito con ZA più bassa sia da scartare è ovviamente sbagliata perché non rispetta la prima legge della link building che dice che il profilo di link di un sito deve essere il più naturale possibile (o qualcosa del genere a seconda delle varie interpretazioni). Questo vuol dire che deve essere vario, così come è vario il profilo di link di qualsiasi sito, fatto di link da forum, da sidebar, da siti con ZA0…..ZA5……ZA10, link nofollow, anchor text di ogni tipo, per non parlare di menzioni e citazioni.

Ma poi, e mi rivolgo a quelli che hanno aperto il sito magari solo un mese fa, ma secondo voi il vostro giovane sito che non esce nemmeno su Google nemmeno se scrivi direttamente il nome, come può avere dal primo giorno solo link da siti con ZA>40? I siti più autorevoli del vostro stavano tutti ad aspettare che il vostro sito fosse online per linkarlo?

Mi chiedo quando arriverete ad avere un sito con ZA80, rifiuterete un link persino da Google che ha ZA79?

Sento spesso le agenzie SEO che raccontano dei problemi con il cliente che vuole questo, quello, ecc. e che per ovvi motivi vogliono accontentare: se il cliente non è del mestiere non lasciategli spago. Seguire le sue richieste potrebbe compromettere i risultati del sito e magari per lui la colpa sarebbe anche vostra!

A proposito di convinzioni errate, ci sarebbe da parlare delle anchor text ma qui la questione si fa oscura e non c’è accordo nemmeno fra i professionisti del settore.

 

 

Miti da sfatare sulla link building

Pasquale Palmiotto

Avvicinatomi alla SEO per necessità nel 2011, sono rimasto affascinato da questo mondo e dalle persone che lo frequentavano. Ho conosciuto gente in gamba che mi ha aiutato nel mio percorso di crescita e nel mio piccolo provo a fare altrettanto verso chi dovesse chiedermi un consiglio.